risentiamo_ci

risentiamo_ci


facebook
youtube
whatsapp

Assiomatica-mente

14-04-2025 20:38

Sergio Di Giorgio

Micro-comunità orali e musica, Zampogna, Diego Aquilino, Zampogna, Diego Aquilino,

Assiomatica-mente

Il senso de "u sonu" per Déco Aquilino.

Ecco il grido assiomatico lanciato da Dèco*, pastore in-alfabeta, della contrada Tarcà di Cardeto, in Aspromonte, ben noto, a sua insaputa, nelle cronache inscatolate dei media.

* Dèco è il diminuitivo di Diego, ovvero, Dìdaco (dal greco Didachè, Διδαψέ, istruito, dotto, colto), nome in uso fino alla fine del XIX sec., come risulta dai Processetti matrimoniali celebrati a Cardeto, custoditi nell’Archivio Storico Diocesano Reggio Calabria-Bova. Testimonianza della resilienza del mondo greco alla latinizzazione dell’Aspromonte.

Con la Chiesa non si scherza

Queste, le zampogne, sono di San Pietro

E con la Chiesa non si scherza

Sono della chiesa!

Il Bambino Gesù con queste nacque

Ed il Natale non si fa senza la Zampogna

Aiaih! Evviva chi suona

Ed anche che chi c'è in giro

Con queste si balla

Eppure si canta

Il Mondo si perde

La Zampogna mai. Mai!

Il senso dei versi di Dèco vanno intrecciati con il racconto di Saverio Ranieri del mito di fondazione della Zampogna*. I riferimenti ai padri della chiesa, San Pietro per Déco, San Nicola per Saverio, sostituiscono le entità sacre che le hanno precedute come quelli del Pantheon dell'antica Grecia: Apollo, Marsia, Dionisio, le Muse…

* vedi pag. 70 de “Nella mente della Zampogna”.

Nel documento postato, Demetrio Pizzimenti jr suona le ceramèdde a paru di Dèco Aquilino, fine anni del Novecento.

Lo strumento faceva parte insieme ad altre tre antiche ceramèdde ereditate dal suocero di Dèco, Pietro, mìgari, Fallanca, secondo le regole del lignaggio sonoro familiare.

Gli strumenti sono andati in cenere insieme al suo erede, vittima nell’incendio che ha coinvolto la montagna fra i paesi di Mosorrofa e Cardeto nel luglio del 2023.

6427-pietro-fortunio.jpeg

Questione di stirpe


Ad Aprile del 2019 Dèco Aquilino mi chiese di riparargli una delle sue ceramèdde a paru, fra quelle ereditate da suo suocero Pietro micari. Uno strumento molto vecchio, molto ben fatta, proveniente da una Bottega di Costruzione siciliana,

In seguito, parlando con Pietro Fortugno, grazie all'esperienza delle proprie stirpi delle contrade di Cardeto e seguendo le regole tradizionali dei passaggi ereditari fra suonatori di ceramèdde, fummo certi di attribuire il possesso di quello strumento al suo bisnonno paterno, nonché bisnonno materno dello stesso Déco.

A metterci sulle tracce di questa affascinante storia, fu un articolo , vecchio più di cento anni, pubblicato fra il 1911-1912 sulla rivista Sammeldände der internationalen Musikwissenschaft, XIII, Leipzig, (pp.433-441), comparso in una antologia a cura di Roberto Leydi e Febo Guizzi dal titolo titolo “Gli strumenti musicali e l'etnografia italiana (1881-1911)”.

L'autore, il m° Vito Fedeli, docente al Conservatorio di Musica di Reggio Calabria, scrisse questo articolo, di notevole interesse, essendo il primo serio contributo e mettono-organologico italiano, dopo aver incontrato per le strade di Reggio, fra il 1987 e il 1904, uno zampognaro di Cardeto, il cui nome trascrisse come Pietro Fortunio.

Quando lo mostrai al mio Pietro Fortugno, egli si impegnò in una ricerca fra le memorie tramandate all'interno della sua famiglia, dalle quali dedusse con certezza, vista anche la foto che compariva sulla rivista, che si trattasse proprio del suo avo. “A quei tempi – diceva Pietro – non tutti i pastori delle contrade del suo paese, Cardeto, potevano permettersi di scendere a in città per fare la Novena. Lasciare gli armenti e la famiglia per tutti i nove giorni, pernottare in città, essere vestito adeguatamente, e soprattutto possedere una zampogna, non era nella disponibilità di tutti, mentre suo bisnonno conduceva una vita relativamente agiata che gli permetteva di portare le sue suonate natalizie lontano dalla sua comunità.”

 

Ecco, la foto di bisnonno Pietro Fortunio.

img_3853.jpegimg_3861.jpg.jpegimg_3857.jpg.jpeg
img_4480.jpg.jpegimg_4482.jpg.jpegimg_4483.jpg.jpeg

Nel documento (audio) qui a fianco del 1987, puoi sentire Dèco mentre suona queste ceramèdde a paru accompagnato da Diego Pizzimenti  al tamburello. Prima si accorda, poi c'è la Novena, apoi, si sona a ballu.

Ora suona l'organetto … e accompagna a cantare Mica, faxiolina, Nocera.